Venerdì 26 Aprile 2024

Il punto di germinazione dei sogni - Freud, nell’ elevare, costruire la sua interpretazione dei processi di pensiero del sognante è partito da alcuni presupposti: la prima e fondamentale scoperta di Freud fu la funzione di appagamento di desiderio dei sogni. Poi, per spiegare la formazione onirica, egli introdusse una distinzione fra i pensieri onirici latenti e il sogno manifesto. Il processo attraverso il quale i pensieri onirici latenti si trasformano nel sogno manifesto è il lavoro onirico. Più tardi, Freud si applicò a ricostruire il lavoro onirico seguendo le catene di associazioni che conducono dai pensieri onirici latenti al sogno manifesto. “ Fin dall’inizio, Freud tenne ad affermare che i sogni non sono insensati. Questa fu la sua fondamentale scoperta: i sogni hanno un senso e un significato, non diversi dai dall’amore, dai desideri e dai pensieri della vita quotidiana e in continuità con essi. In particolare, i pensieri onirici latenti hanno senso logico. Solo nelle catene di associazioni che conducono dai pensieri onirici latenti al sogno manifesto sembra venire in luce uno spostamento di energia che prescinde completamente dalla realtà e dalle relazioni logiche ” (b.r.).
Non che la storia del sogno abbia inizio con le scoperte di Freud: essa troverebbe origine nella storia degli “ eterni del sogno ”, progenitori e procreatori ancestrali che gli aborigeni australiani collocano nella mitica “ era del sogno ”. Così, i sogni, nati dal bisogno dell’uomo, hanno, nell’evoluzione storica del collettivo umano, fissato
nella loro matrice, attraverso riti, miti e leggende, la storia dell’evolversi del popolo, anzi dei popoli: “ avremmo dunque nel sogno una delle fonti più importanti delle civiltà. Potremmo affermare che l’immane edificio fantastico che abbiamo costruito nei secoli in effetti prende spunto dai nostri sogni o più esattamente nel momento in cui un essere umano sente il bisogno di raccontare il proprio sogno ad un altro essere umano, come dire in una situazione psicoanalitica preistorica ” (b.r.).
Per spiegare meglio questo travaso, questa particolare traslazione di contenuti arcaici, ricorriamo, con Jung, al simbolismo dell’Opus alchemico: esso conferisce un senso, un fine, una direzione all’opera nella quale confluiscono correnti “ destre e sinistre ” e cooperano coscienza e inconscio. Theoria alchemica che nella “situazione psicoanalitica preistorica ” diviene “ una proiezione di contenuti inconsci cioè di quelle forme archetipiche caratteristiche di tutte le creazioni immaginative allo stato puro che ci appaiono ora in forma di miti e di favole, ora nei sogni, nelle visioni e nei sistemi deliranti dei singoli individui ” (b.r.).
Inoltre, non può essere trascurata l’idea secondo la quale nozioni del tutto sconosciute possano trarre la loro origine dal “ cosmic reservoir ( serbatoio cosmico – mare in cui l’acqua è atta a comporre, riunire tutte le menti ), secondo l’ipotesi di W. James, una specie di « pitagorica panpsiche », capace di registrare, segnare e conservare tutti i ricordi. Ciò sarebbe in accordo con la teoria di Jung « dell’inconscio collettivo », il quale non sarebbe solo la sede degli archetipi, ma anche un legame occulto, che congiunge gli individui fra loro, come le ramificazioni di un albero riuniscono al tronco tutto il fogliame ” (b.r.).
Non può neanche essere trascurata la ricerca di Robert Desoille il quale tramite la tecnica Reve Evéillé Dirigé (R.E.D.), situazione che richiama l’esperienza onirica, registra come l’abbandono progressivo alla spontaneità immaginativa determini l’approvazione di un materiale fantastico posto più accanto alle scene del sogno, come quelle delle favole, del folklore, dei miti, classificando così varie categorie di immagini. Tra queste:
- le immagini di discesa: la piovra, il serpente, la strega, il mago, il demonio, il drago;
- le immagini di ascesa: uccello, fata benevola, il cavaliere, il Padre eterno, l’angelo, l’arcangelo, la vergine, la coppa piena di liquido magico o di luce (b.r.).
Non per ultimo appaiono importanti le ricerche, ( relative alla dimostrazione che l’ipnosi può essere indotta con un linguaggio mimico involontario in soggetti di cultura e lingua diversa ) condotte da M. H. Erickson, comprendenti un confronto di dati relativi al simbolismo onirico prodotto da diversi pazienti psichiatrici di diverso paese, cioè, in diverse epoche e in diversi paesi, dalle quali si sono tratte le seguenti conclusioni: “ il simbolismo onirico comunque sia ai pazienti indiani che americani, il simbolismo pittorico comune sia ai pazienti tedeschi di un periodo passato che ai pazienti americani ricoverati di recente, la decifrazione di uno scritto automatico criptico di un soggetto ipnotico da parte di un altro soggetto, la presente relazione sulle tematiche mimate nell’ipnosi, tutto ciò suggerisce l’esigenza di un parallelismo nei processi di pensiero e della comprensione non basato sul linguaggio parlato, il quale provoca risposte specifiche, ma derivante da manifestazioni di comportamento ordinariamente non riconosciuto né apprezzato a livello cosciente di elaborazione mentale ” (b.r.).
Il sogno, dunque, porta messaggi che spesso non sappiamo leggere ma che in ogni caso ci conducono, con i loro effetti, nel percorso della veglia. Da questa, poi, ci tuffiamo nel sogno al quale affidiamo ciò che abbiamo registrato a livello cosciente. “ Esistono pertanto due porte: una attraverso la quale si passa dalla vita di veglia al sogno, e una attraverso la quale i nostri sogni influiscono sulla nostra vita di veglia ” (b.r.).
Come ormai ci è noto con l’inoltrarsi dello stato ipnotico si attraversano le due porte del sogno: infatti, oltrepassando la “ porta ”, la coscienza si restringe, depotenzia la sua attività e si consegna all’inconscio ed ai suoi dinamismi. Questi permettono una riorganizzazione, una rigenerazione, una rinascita che restituisce alla luce della coscienza “ un nuovo giorno ”. Nel sonno naturale il percorso è uguale: “ nel momento dell’ addormentamento e in quello del risveglia il sogno anticipa un’improvvisa disintegrazione dell’Io e ne facilita la reintegrazione. Questa funzione dell’Io è particolarmente importante in quanto tutte le transizioni rapide comportano per l’individuo il pericolo di un’ improvvisa ondata di panico e di un trauma ” (b.r.).
Questo passaggio da uno stato all’altro ci indica un punto preciso da incrociare, un punto doloroso da prendere e da lasciare, è il punto in cui si incontrano i sogni e si uccidono i fantasmi. “L’ immagine tipica che il mito ci presenta nel caso dell’eroe, è quella di un sacrificio necessario per la conquista del nuovo: la trasformazione passa sempre attraverso una rinuncia, una perdita, una distruzione. Da Osiride (moglie e sorella Iside, identificata anche come la luna) che rinasce dopo il suo smembramento, al Cristo che risorge dopo la crocifissione, il tema di fondo è identico: morte e rinascita ” (b.r.).
Le intense esperienze di “ morte ” e di “ rinascita ” passano attraverso le due porte del sogno. Queste ultime rappresentano i punti di polarità della discesa e della risalita sia per lo stato ipnotico sia per lo stato onirico. Tale comune percorso indica tolleranza tra le due condizioni. Infatti “ il tipo di pensiero impiegato in ipnosi è quel tipo di pensiero che impiegate nel sognare di notte ”, dice Erickson; e continua: “ nel processo del sogno traducete lo stimolo della realtà esterna nel contenuto del sogno che state vivendo. In ipnosi avete la stessa possibilità di impiegare ricordi e idee astratti, e di utilizzare gli stimoli provenienti dalla realtà esterna ” (b.r.).
Nell’utilizzazione dei sogni in ipnoterapia, molto interesse è dato da Erickson all’inconscio, alle sue risorse da utilizzare in ipnosi e alle sue dinamiche creative, senza però trovare la necessità di rendere cosciente i contenuti inconsci per la risoluzione dei problemi dei pazienti. E’ altrettanto necessario considerare il pensiero divergente di Jung, o della psicoanalisi in genere, secondo il quale lo scopo che si propone l’analisi dei sogni non è una semplice esercitazione intellettuale, ma è quello di rintracciare e rendere coscienti contenuti psichici finora inconsci e che si ritengono importanti per la spiegazione o la terapia di una nevrosi. Per chi considera l’ipotesi dell’inconscio insostenibile, il problema dell’applicazione dell’analisi dei sogni non sussiste.
La nostra ipotesi è che l’inconscio abbia importanza etiologica e che i sogni siano la diretta espressione di attività psichiche inconsce ...” (b.r.).
L’attenzione con cui Erickson si è dedicato allo studio dell’inconscio è comunque lapalissiana. Egli affida all’inconscio la soluzione dei problemi; e, con riferimento all’argomento che stiamo trattando circa le produzioni oniriche, affida all’inconscio del paziente il compito per la creazione di fantasie e di sogni con significato terapeutico. Questa tecnica è, oggi, recepita e utilizzata da molti operatori. Essa può essere applicata, per esempio, durante la seduta ipnoterapeutica e con obiettivi rievocativi (b.r.)., con finalità postipnotiche (b.r.).
In definitiva, per mezzo dei sogni “ richiesti ” in ipnosi, ai quali è deputato l’incarico di comparsi creativamente indi “ mettere in piazza ” la causa o la soluzione di problemi - sempre tramite l’utilizzazione dei processi psichici e le risorse inconsce dei pazienti stessi -, si giunge all’uscita della soglia della nevrosi, prima ostruita da un intreccio di limitazioni apprese.
In ipnositerapia, oltre ai sogni, anche le fantasie possono essere utilizzate con le stesse finalità che abbiamo appena visto (b.r.). E psicoanaliticamente parlando tale utilizzazione è accettabile. Infatti, la fantasia, i motti di spirito, i sogni, i sintomi nevrotici e psicotici, la produzione artistica presentano sia contenuti manifesti, sia contenuti latenti (b.r.). La fantasia, definita da French e Fromm “ sogno ad occhi aperti ”, è dominata dalla tendenza ad appagare un desiderio (b.r.).
Inoltre, “ esperienze fantastiche si possono avere, in certe circostanze, anche durante le fasi oniriche ” (b.r.). Tali stati ipnagogici e ipnopompici ( zone crepuscolari tra gli istanti in cui si sta per addormentarsi o svegliarsi ) ed il loro volontario prolungamento possono essere meglio conosciuti e appresi (b.r.). Questo apprendimento potrebbe condurre ad un’accurata esplorazione di quella soglia sfuggente che lascia in bilico tra due realtà prima che l’una abbia ragione sull’altra. Infatti, durante le fantasie ipnagogiche “ sembra di sprofondare in se stessi ” e “ vari pazienti che soffrono di angoscia riferiscono di aver colto il momento in cui la fantasia ipnagogica si trasforma in sogno ” (b.r.). Momento e condizione che William James così commenta : “ tutti conoscono lo stato di dormiveglia, nel quale si susseguono ininterrottamente, senza la volizione cosciente dell’individuo, pensieri ed immagini, di cui ci si rende conto solo a meta ... le condizioni mentali abnormi sono in gran parte un’ intensificazione di questo stato di reverie ” (b.r.).
Il territorio posto all’orlo della coscienza esercita una grosso magnetismo e “ se rivolgiamo l’attenzione alla zona grigia, di confine, dell’attività mentale - per esempio fra sonno e veglia, o fra confusione e vigilanza - cominciamo a trovare il punto di germinazione dei sogni ” (b.r.).
Una esposizione delucidativa per la descrizione di tale stato di confine ci proviene dagli studi sull’ipnosi: “ Vorrei mettere in rilievo che essere in uno stato di trance non significa essere incoscienti o non poter agire con la mente conscia. Posso fare un parallelismo con lo stato di sonno. Ci si può svegliare al mattino convinti di non aver completato un sogno, perfettamente consapevoli d’essere a letto, ma con il desiderio e la voglia di tornare a dormire per finire il sogno. Allora ci si mette a farlo, sapendo che si sta sognando, che si sta completando un sogno di un bellissimo volo in aeroplano o di un piacevolissimo picnic, con la doppia consapevolezza di operare in due sfere ” (b.r.).
In tale tematica non si può non proporre e considerare la presenza di uno “ spazio ”, nel quale convergono espressioni dal conscio e dall’inconscio e dal quale poter operare nelle due sfere, e che rappresenta la “ natural burella ” che unisce universi opposti: incistata tra i due mondi vi sarebbe, in definitiva, un’altra dimensione, un “ terzo livello di coscienza ”; una commistione di due dimensioni che Erickson utilizza come espediente terapeutico della “trance nella trance” e che predilige spiegare con l’analogia del “ sognare che si stia sognando ” (b.r.). Inoltre, questa “ terza dimensione ” può essere colta dalle considerazioni fatte da Aldo Carotenuto che, individuando le tendenze verso la reintegrazione psichica, verso la fondamentale unità di tutte le cose scorta nel pensiero di Hesse, riporta le parole di quest’ultimo il quale sostiene che l’analisi “ non può avere in fondo altro obiettivo che di creare uno spazio dentro di noi dove si possa sentire la voce di Dio ” (b.r.).
L’unità interiore, coniunctio oppositorum, che giunge nello “ spazio ” in cui le terminazioni opposte di due sistemi convergono, porta con sé il risultato di informazioni che indicano una elevata plasticità di eventi in continuo cambiamento. La caratteristica del pensiero su cui si fonda tale plasticità viene definita da R. Carli, in psicologia clinica, spazio anzi: “ Con questo termine intendo definire una funzione mentale che, tramite l’operazione del ricordare, può destrutturare e ristrutturare le categorie in base alle quali viene classificato il reale, consentendo il cambiamento sia nell’evidenza degli eventi che nella proposta delle azioni.
Lo spazio anzi si propone quale mediazione tra il modo di essere simmetrico e quello asimmetrico nella dinamica del cambiamento, estraendo, per così dire, nuove relazioni asimmetriche dall’infinito simmetrico. E’ un momento in cui si realizza una confusione categoriale, premessa indispensabile per la riproposizione di un nuovo assetto categoriale, e ciò sia sul piano individuale che sociale.
E’ questa una tematica diffusamente trattata dalla psicologia, come anche da altre scienze dell’uomo, e che si presenta spesso come oggetto dell’arte, della poesia e più in generale della creatività umana. Essa tratta del nuovo, ed al contempo della ripresentazione del vecchio nell’innovazione, del trionfo che gli esiti del cambiamento possono suscitare nei suoi protagonisti; ma anche della sicurezza che in ogni cambiamento, in qualche modo, c’è sempre la riproposizione di ciò che già è stato ” (b.r.).
Con riferimento al sogno ed ai suoi risvolti teorici, addormentarsi significa entrare nel “ misterioso ” spazio che è l’anticamera del passaggio al mondo dei vissuti inconsci. Siffatto spazio può coincidere, in relazione alla rassegna delle figure che popolano i sogni secondo Géza Ròheim, “ alla caverna a cui si accede sotto forma di fallo e ciò corrisponde al sogno fondamentale, cioè il momento dell’addormentamento ” (b.r.).
Un aspetto importante del sonno, dunque del sogno, è l’età dei dormienti: da ricerche condotte sul sonno, risulta che le fasi oniriche sono tanto più lunghe quanto più giovane è l’individuo. Nei bambini, poi, durante la veglia, si presentano nei tracciati E. E. grafici onde theta come durante il sonno (b.r.). In relazione a quest’ultimo punto ci chiediamo se nascono proprio qui, durante i picchi di onde theta, i sogni ad occhi aperti dei bambini e se è proprio in questi momenti che i fanciulli riescono ad intrattenersi, nello scherzare o nel giocare, con le loro fantasie; ed inoltre ci domandiamo se è a questo livello che, per esempio, il bambino riesce a “ trasformare magicamente ” un sassolino in un ranocchio. “ E’ proprio da questo interrogarsi sui « confini del gioco » che nasce la riflessione sul gioco come « attività di confine », né dentro né fuori, né vero né falso, non pura soggettività, spaesato avvitamento solipsistico, ma neppure comportamento cui si possono applicare i comuni criteri di oggettività.
In quanto doppio, costruzione creativa, rappresentazione fantastico – fantasmatica, la messa in scena del gioco si sottrae al giudizio di verità, e tuttavia, surrettiziamente e impunemente, il gioco, con la levità che lo caratterizza, afferma una sua verità ” (b.r.).
Il bambino è certo più vicino, prossimo a quel “ punto ” di confine tra sonno e veglia in cui nascono, oltre che i sogni, anche le fantasie ipnagogiche e le allucinazioni ipnoidali; è partendo da questo punto che nel bambino ha inizio la conoscenza, per gradi, “ del rapporto che viene a definirsi tra quanto è percepito oggettivamente e quanto è concepito soggettivamente. Scrive Winnicott a questo proposito: « L’area intermedia è l’area che è consentita al bambino tra la creatività primaria e la creazione oggettiva basata sulla prova di realtà [...] e per tutta la vita viene mantenuta nella intensa esperienza che appartiene alle arti, al mondo religioso, al vivere immaginativo e al lavoro creativo scientifico »” (b.r.).
Mantenere tale area intermedia significa saper fantasticare e desiderare, saper dialogare con il bambino interno, saper, con questo, esprimersi con franchezza e apertura al mondo, con tendenze esplorative e trasformative, ecc. Tutto ciò significa saper individuare il puer eternus. Oltre a ciò, significa, per la persona matura, saper alimentare la propria neotenia, essere cioè un “ uomo capace di conservare nella vita adulta tratti e caratteristiche tipiche del bambino ” (b.r.). Infine, il puer eternus è, per la psicologia junghiana, l’ “ archetipo del fanciullo, una dominante psichica che simboleggia la capacità della psiche di rinnovarsi, di essere in uno stato di perpetua evoluzione, riscattandosi dal già dato per proiettarsi nel « possibile »” (b.r.).
Ora, nel riepilogare, operiamo qualche breve deduzione circa il punto di germinazione dei sogni: perpetua evoluzione significa continua trasformazione creativa; e la creatività è la manifestazione di momenti produttivi che si susseguono; ed ancora, la creatività palesa il momento in cui la coscienza si ritrae per lasciare spazio e formare nuove forme generate dalla psiche inconscia. Inoltre, come abbiamo visto, il momento creativo è stato descritto come: zona di confine dell’attività mentale; la confusa sovrapposizione di due sfere della realtà conscia ed inconscia; lo spazio creato dall’analisi dentro di noi; spazio anzi; momento dell’addormentamento; momenti di trance ordinaria; terzo livello di coscienza; sospensione dei modelli appresi; ecc.
Tutti questi momenti hanno in comune un “ punto ” in cui creativamente si genera il nuovo per colmare lo spazio vuoto in tal modo lasciato dal temporaneo ritiro della coscienza. Al proposito, maggiore luce ci proviene dalla seguente definizione: “ il momento creativo è dunque uno spazio vuoto nel proprio abituale modello di consapevolezza. Barlett ha descritto come la genesi del pensiero originale possa essere concepita come riempire i vuoti mentali. Il nuovo che appare nei momenti creativi è perciò l’unità di base del pensiero originale e dell’intuizione come pure del cambiamento della personalità ” (b.r.).
Così stando le cose possiamo essere più espliciti e ritenere, con Podvoll, che il punto di germinazione dei sogni è quello spazio sospeso tra sonno e veglia, il cui richiamo può essere agevolato in ipnosi, attraverso il quale emergono inconsce creazioni: sogni, fantasie, ecc. Il sogno, dice Jung è “ espressione di un processo psichico inconscio, involontaria, che si sottrae all’influsso della coscienza e rappresenta la vera realtà interiore così com’è ” (b.r.). Non possiamo non ribadire, a tal proposito, ciò che altrove abbiamo adeguatamente spiegata: l’importanza, cioè, che assume il pensiero di Erich Fromm nel sostenere l’esistenza di un inconscio impulso creativo nell’uomo e che il sogno, sensibile a tale impulso, non è altro che la rappresentazione artistica della realtà del sognatore il quale tesse dalle fila della sua storia una totalità artistica.
Inoltre, stando al pensiero ericksoniano, non può non essere rammentata una nostra precedente considerazione secondo la quale in ipnosi è impiegato lo stesso tipo di pensiero di cui si valgono i sogni.
A ciò, ora, aggiungiamo quanto Franco Granone, da parte sua, afferma: e cioè che nell’induzione dei sogni in ipnosi il modo di associare e di pensare inconscio si avvale degli stessi mezzi di cui si avvale il sogno naturale; considerazione, il mancare di ordine cronologico, simbolismi, etc. (b.r.).
Giova ancora ricordare come la confusione, lo shock, la sorpresa, utilizzati creativamente da Erickson per rimettere la salute ai suoi pazienti in ipnoterapia, agevolino il ritrarsi della coscienza.
Il processo della ritrazione della coscienza si attiva anche a causa di patologie mentali gravi: “ a causa di un sostanza che produce uno shock, o una psicosi ( o anche nel momento della morte, come è stato detto la coscienza viene sloggiata dai luoghi in cui è sempre stata e si riconcentra altrove. Secondo alcuni questo evento è vissuto come un allentarsi delle logoranti preoccupazioni normali, e quindi come una liberazione ” (b.r.). Così come la psicosi, evento shockante, ha sloggiato la coscienza determinando nel malato un comportamento che sembra “ bloccato in una situazione di pazzia, in cui non riesce ad camminare né avanti né indietro ” ( proprio come “ nell’attività di confine ” del gioco dei bambini, né dentro né fuori, ecc.); allo stesso modo ci si può girare indietro per vedere lampi improvvisi di consapevolezza che riportano al processo inverso: la coscienza si ricompone ad imbuto rovesciato, verso l’alto, e la “ visione si dilata verso l’esterno, ossia parte dai barlumi di consapevolezza che affiorano nell’intelligenza della mente che guarisce ( le isole di chiarezza ), per arrivare alla totalità dell’ambiente terapeutico ...” (b.r.). Ambiente ovviamente che si focalizza nell’angolo della sala, nella stanza, nello studio dove si svolge l’ufficio dello psicoterapeuta.
Nel sogno, nell’ipnosi, nella confusione come nella malattia la coscienza “ sloggia ”, si restringe e favorisce l’affiorare dell’inconscio. Poi, nel risvegliarsi dal sonno naturale ed ipnotico come nel “ prendere coscienza ” della propria malattia, la coscienza si riapre verso l’esterno. In queste condizioni lo spazio germinativo dei sogni coinciderebbe, con una traduzione da noi immaginata, ad uno sfintere tra conscio ed inconscio disposta bidirezionalmente versa le due realtà con la finalità di essere un meccanismo mentale caldo ed attivo e fondamentalmente plastico per il necessario adattamento di diversi livelli di realtà appartenenti alle polarità del razionale e dell’ irrazionale.
Nello “ sfintere uroborico ”, punto di germinazione dei sogni o porta di eroi e ricercatori, spesso, con la presa di coscienza, sempre dolorosa, di ciò che ci può “ determinare dall’interno ” (b.r.). si modifica lo spazio, l’intervallo attraverso il quale può passare il genio e la follia: ed è proprio attraversando questo spazio che, per “ intervalla insaniae ”, Lucrezio, la cui vita fu dedicata alla poesia e alla scienza della natura, compose, nei momenti di lucidità che la follia gli concedeva, il De rerum natura (b.r.). Questa dilatazione della coscienza la ritroviamo con Carotenuto in Platone il quale, nel Fedro, afferma che “« i più grandi fra i beni giungono a noi attraverso la follia, che è concessa per dono divino ». In tutto il mondo greco « la follia è la matrice della sapienza »” (b.r.).
In che modo la dilatazione della coscienza può avere relazione con il sogno e con l’ipnosi ? In un resoconto, tratto dallo studio degli stati di coscienza, Aldous Huxley espone il suo stato di “ riflessione profonda ” descrivendolo come: ... uno stato di marcato rilassamento caratterizzato da un profondo distacco psicologico, una progressiva distanza dalle cose esterne, ma senza un vero lasciarsi staccare dalla perdita delle realtà fisiche ... uno stato di completo assorbimento mentale negli argomenti che mi possono interessare .., ma che contemporaneamente riesco a prendere appunti su tale stato... e come se l’atto fisico non sia “ parte integrante del mia pensiero ”. E tale attività fisica non sembra in alcun modo interferire, rallentare, impedire o arrestare “ il corso del pensiero che occupa così esclusivamente il mio interesse. Si tratta di un’attività associata ma completamente periferica ... potrei dire, un’attività appena contigua alla periferia ”.
Dalle conclusioni tratte su questo studio risulta che lo stato di “ riflessione profonda ” di Huxley non sembra avere carattere ipnotico ( carattere ipnotico che, nel caso di Huxley, è più peculiare ad un senso di “ vuoto senza tempo e senza spazio ”), mentre è possibile fare qualche confronto con l’attività onirica simile a quella dei sogni lucidi, vividi (b.r.).
Con quest’esempio, riferito agli “ stati ” di Huxley, si può meglio annunciare e comprendere come alcuni tipi di sogno possano essere tanto intensi da poter fondere, anche da svegli, la realtà fisica a quella onirica. E ciò significa, per conto nostro, che il punto di germinazione dei sogni, può appartenere simultaneamente sia allo stato onirico sia all’universo della veglia poiché, per entrambe le realtà, restano aperte “ le due porte ” che dal “ reale ” conducono al sogno e viceversa.
E mentre di Huxley, in altra stampa, un’altra pubblicazione, si descrive il proprio insolito metodo di indagine finalizzato alla conoscenza di sé, del suo “ Sé ” segreto, in cui lo sperimentatore si avvale delle amplificazioni percettive procurate dalla mescalina (b.r.), di Jung si riferisce che abbia avuto modo di esplorare il suo mondo interiore senza l’aiuto di alcuna erba o droga: “ egli sentì che era suo compito « sondare la sua stessa psiche » e che prese a registrare i particolari di ciascuna fantasia e ad analizzare le condizioni nelle quali s’era verificata. « Tutte le mie opere, tutta la mia attività creativa è sorta da quelle iniziali fantasie e da sogni che cominciarono circa cinquant’anni fa ». Molti di essi ruotano attorno a una figura profetica alata, che egli chiamò Filemone: Filemone rappresenta « l’ insight più profondo »” (b.r.).
Fantasie e sogni, quelli di Jung, certamente nati nel “ centro di germinazione ”, le cui radici si connettono alla profonda verità dell’inconscio dalla quale l’impulso alla creatività si mostra con le più disparate manifestazioni dell’uomo.
“ Ma questa profonda verità psicologica può essere completamente travisata come, per esempio, nell’uso attuale di droghe che in qualche modo alterano la condizione normale dell’uomo. Queste sostanze hanno il potere di recare la persona in una dimensione indubbiamente più ampia rispetto a quella della coscienza dell’Io, ma non si tiene conto generalmente che se l’Io non può partecipare alla « corsa » l’espansione della coscienza così ottenuta è soltanto effimera, quando non è addirittura dannosa. Non si tiene conto, cioè, di quello che già Platone aveva sottolineato: la profonda differenza tra la dissennatezza dell’ « uomo mantico, invasato, farneticante » e la saggezza di chi invece « giudica, riflette, ragiona, scioglie gli enigmi, dà un senso alle visioni »
La trasformazione e l’ampliamento della personalità che avvengono attraverso l’analisi presuppongano un confronto continuo tra l’Io e l’inconscio, nel quale entrambi i poli si modificano proprio grazie alla comprensione da parte dell’Io di quanta sta accadendo. « Il confronto è l’arte difficile di accettare la forza dell’altro senza perdere la propria » (b.r.).
In conclusione, gli stati profondi di acuta consapevolezza, simili ai sogni, possano essere, con più facilità favoriti in ipnosi. Allo stesso modo possono essere favorite tutte le altre produzioni inconsce utili soprattutto alle psicoterapie in cui diviene fondamentale analizzare i contenuti. Anche senza quest’ultima necessità analitica nell’ipnoterapia moderna l’Io si lascia condurre dalle correnti dell’inconscio, dalla sua creatività, nella direzione richiesta dallo stesso Io, ove accompagnata dall’ abilità dell’operatore.

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Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista, Specialista in psicoterapia ipnotica e ipnosi Roma
Socio Fondazione Europea – AMISI – Associazione Medica Italiana per lo studio dell’ipnosi
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